Mercoledì 18 aprile 2018 il Parlamento europeo, riunito in plenaria a Strasburgo, ha dato il via libera con un’ampia maggioranza al pacchetto sull’economia circolare.
“Con questo pacchetto – commenta la relatrice Simona Bonafè – l’Europa punta con decisione a uno sviluppo economico e sociale sostenibile, in grado di integrare finalmente politiche industriali e tutela ambientale. L’economia circolare, infatti, non è solamente una politica di gestione dei rifiuti ma è un modo per recuperare materie prime e non premere oltremodo sulle risorse già scarse del nostro pianeta, anche innovando profondamente il nostro sistema produttivo. Per la prima volta gli Stati membri saranno obbligati a seguire un quadro legislativo univoco e condiviso. Un piano ambizioso, con dei paletti chiari e inequivocabili”.
L’accordo, composto da quattro atti, prevede il riciclo dei rifiuti solidi urbani di almeno il 55% entro il 2025, percentuale che dovrà aumentare al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. Per gli imballaggi si prevedono target del 65% al 2025 e del 70% entro il 2030. Per le discariche il target è fissato al 10% entro il 2035. Dal 2023 sarà obbligatoria la raccolta differenziata dei rifiuti di materiali organici, da avviare al compostaggio. Nel pacchetto è previsto anche che vi sia un dimezzamento entro il 2030 degli sprechi alimentari lungo la catena di produzione, distribuzione e consumo, con obiettivi di riduzione obbligatori che saranno fissati nel 2023.
“L’accordo tra il Consiglio e il Parlamento europeo approvato il 18 aprile – ha commentato Stefano Ciafani, presidente di Legambiente – “è un importante passo avanti rispetto all’attuale quadro normativo, che accelera la transizione verso l’economia circolare in Europa”.
Secondo Legambiente “l’Italia può davvero posizionarsi ai primi posti nell’Europa dell’economia circolare. Può infatti già avvalersi di tante esperienze di successo praticate da Comuni, società pubbliche e imprese private, che fanno della penisola la culla della nascente economia circolare europea. Dovrà, tuttavia, rivedere nei modi e nei tempi giusti la propria legislazione in materia”.
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